Un omaggio sentito a uno dei brani più intensi e umani di Francesco Guccini: “Il pensionato”. Questa cover nasce dal desiderio di raccontare — con rispetto e con voce personale — la solitudine, la memoria e la dignità silenziosa di chi ha attraversato la vita senza clamori. La mia versione conserva l’anima malinconica dell’originale, ma si colora di sfumature nuove: un arrangiamento più intimo, con la fisarmonica che respira, una voce che cerca di restituire quel fragile equilibrio tra ironia e malinconia che solo Guccini sapeva evocare. Ascoltala, e se anche tu hai amato quella canzone, forse ritroverai un frammento del tuo stesso tempo.
Il pensionato
[Strofa 1]
Lo sento oltre il muro, la TV che borbotta,
il solito tg che non dice mai troppo,
l’odore di caffè, di cene scongelate,
tra mobili sbiaditi e luci soffocate.
Vecchi giornali, foto di giorni lontani,
polvere e silenzi tra gli oggetti troppo usati,
i passi sulle piastrelle, sempre lo stesso giro:
scaldare, sistemare, poi guardare un altro film.
[Strofa 2]
Lo sento quando torno tardi nella notte,
la luce che si accende dietro a tende un po’ ingiallite,
e mentre sto fumando l’ultima sigaretta,
lo vedo andare piano incontro a un’altra giornata.
E poi lo incontro ancora, mentre scendo le scale,
mi fa un sorriso incerto e con voce cordiale:
“Buongiorno, giovanotto, il lavoro come va?
E il tempo? Sta cambiando? Certo, pioggia tornerà…”
[Ritornello]
E mi chiedo se ha vissuto davvero,
se ha corso dietro ai sogni o se li ha persi nel sentiero,
se il tempo è stato amico o soltanto una scommessa,
se basta respirare per chiamarla vita intera…
[Strofa 3]
Mi parla del passato, del quartiere che era vivo,
di giorni meno freddi e di un mondo più vicino,
mi racconta piano, con la voce un po’ sommessa,
di quando il tempo andava senza tutta questa fretta.
Io ascolto e la mia mente corre via lungo la strada,
ai sogni mai iniziati e alle porte ormai sbagliate,
ai ticchettii dell’orologio che scandisce ogni secondo,
a come da quel posto si può mai vedere il mondo…
[Ritornello]
E mi chiedo se ha vissuto davvero,
se ha corso dietro ai sogni o se li ha persi nel sentiero,
se il tempo è stato amico o soltanto una scommessa,
se basta respirare per chiamarla vita intera…
[Strofa 4]
Forse un giorno diremo: “Ma se stava anche bene…”
ma ci sarà soltanto un nome inciso su quel marmo freddo,
due fiori un po’ appassiti, messi lì senza un motivo,
qualcuno dirà piano: “Era il vicino, sì… un tipo schivo”.