La mappa morale del male
Il Canto XI dell’Inferno è uno dei più importanti dell’intera Divina Commedia, perché non racconta solo un episodio narrativo, ma spiega l’architettura morale dell’Inferno. Dante e Virgilio si fermano sull’orlo di un’alta ripa, sopra un abisso maleodorante, costretti a rallentare la discesa a causa del fetore che sale dal basso. Questa pausa diventa l’occasione per una vera e propria lezione di filosofia morale.
Virgilio illustra la suddivisione dei peccati secondo una logica che affonda le radici nell’Etica Nicomachea di Aristotele, mediata dalla cultura scolastica medievale:
- Incontinenza (peccati di debolezza)
- Violenza
- Frode, considerata il male più grave perché tipicamente umano e consapevole
Il canto nasce in un contesto storico in cui diritto, teologia e filosofia erano profondamente intrecciati. Dante costruisce un Inferno che non è solo punizione divina, ma sistema razionale, riflesso dell’ordine (o del disordine) morale della società del suo tempo.
Canto XI – (Testo Originale)
In su l’estremità d’un’alta ripa
che facevan gran pietre rotte in cerchio
venimmo sopra più crudele stipa;
e quivi, per l’orribile soperchio
del puzzo che ’l profondo abisso gitta,
ci raccostammo, in dietro, ad un coperchio
d’un grand’avello, ov’io vidi una scritta
che dicea: “Anastasio papa guardo,
lo qual trasse Fotin de la via dritta”.
«Lo nostro scender conviene esser tardo,
sì che s’ausi un poco in prima il senso
al tristo fiato; e poi no i fia riguardo».
Così ’l maestro; e io «Alcun compenso»,
dissi lui, «trova che ’l tempo non passi
perduto». Ed elli: «Vedi ch’a ciò penso».
«Figliuol mio, dentro da cotesti sassi»,
cominciò poi a dir, «son tre cerchietti
di grado in grado, come que’ che lassi.
Tutti son pien di spirti maladetti;
ma perché poi ti basti pur la vista,
intendi come e perché son costretti.
D’ogne malizia, ch’odio in cielo acquista,
ingiuria è ’l fine, ed ogne fin cotale
o con forza o con frode altrui contrista.
Ma perché frode è de l’uom proprio male,
più spiace a Dio; e però stan di sotto
li frodolenti, e più dolor li assale.
Di violenti il primo cerchio è tutto;
ma perché si fa forza a tre persone,
in tre gironi è distinto e costrutto.
A Dio, a sé, al prossimo si pòne
far forza, dico in loro e in lor cose,
come udirai con aperta ragione.
Morte per forza e ferute dogliose
nel prossimo si danno, e nel suo avere
ruine, incendi e tollette dannose;
onde omicide e ciascun che mal fiere,
guastatori e predon, tutti tormenta
lo giron primo per diverse schiere.
Puote omo avere in sé man violenta
e ne’ suoi beni; e però nel secondo
giron convien che sanza pro si penta
qualunque priva sé del vostro mondo,
biscazza e fonde la sua facultade,
e piange là dov’esser de’ giocondo.
Puossi far forza nella deitade,
col cor negando e bestemmiando quella,
e spregiando natura e sua bontade;
e però lo minor giron suggella
del segno suo e Soddoma e Caorsa
e chi, spregiando Dio col cor, favella.
La frode, ond’ogne coscienza è morsa,
può l’omo usare in colui che ’n lui fida
e in quel che fidanza non imborsa.
Questo modo di retro par ch’incida
pur lo vinco d’amor che fa natura;
onde nel cerchio secondo s’annida
ipocresia, lusinghe e chi affattura,
falsità, ladroneccio e simonia,
ruffian, baratti e simile lordura.
Per l’altro modo quell’amor s’oblia
che fa natura, e quel ch’è poi aggiunto,
di che la fede spezial si cria;
onde nel cerchio minore, ov’è ’l punto
de l’universo in su che Dite siede,
qualunque trade in etterno è consunto».
E io: «Maestro, assai chiara procede
la tua ragione, e assai ben distingue
questo baràtro e ’l popol ch’e’ possiede.
Ma dimmi: quei de la palude pingue,
che mena il vento, e che batte la pioggia,
e che s’incontran con sì aspre lingue,
perché non dentro da la città roggia
sono ei puniti, se Dio li ha in ira?
e se non li ha, perché sono a tal foggia?».
Ed elli a me «Perché tanto delira»,
disse «lo ’ngegno tuo da quel che sòle?
o ver la mente dove altrove mira?
Non ti rimembra di quelle parole
con le quai la tua Etica pertratta
le tre disposizion che ’l ciel non vole,
incontenenza, malizia e la matta
bestialitade? e come incontenenza
men Dio offende e men biasimo accatta?
Se tu riguardi ben questa sentenza,
e rechiti a la mente chi son quelli
che sù di fuor sostegnon penitenza,
tu vedrai ben perché da questi felli
sien dipartiti, e perché men crucciata
la divina vendetta li martelli».
«O sol che sani ogni vista turbata,
tu mi contenti sì quando tu solvi,
che, non men che saver, dubbiar m’aggrata.
Ancora in dietro un poco ti rivolvi»,
diss’io, «là dove di’ ch’usura offende
la divina bontade, e ’l groppo solvi».
«Filosofia», mi disse, «a chi la ’ntende,
nota, non pure in una sola parte,
come natura lo suo corso prende
dal divino ’ntelletto e da sua arte;
e se tu ben la tua Fisica note,
tu troverai, non dopo molte carte,
che l’arte vostra quella, quanto pote,
segue, come ’l maestro fa ’l discente;
sì che vostr’arte a Dio quasi è nepote.
Da queste due, se tu ti rechi a mente
lo Genesì dal principio, convene
prender sua vita e avanzar la gente;
e perché l’usuriere altra via tene,
per sé natura e per la sua seguace
dispregia, poi ch’in altro pon la spene.
Ma seguimi oramai, che ’l gir mi piace;
ché i Pesci guizzan su per l’orizzonta,
e ’l Carro tutto sovra ’l Coro giace,
e ’l balzo via là oltra si dismonta».
La versione trap: l’Inferno spiegato con il flow
La reinterpretazione trap del Canto XI trasforma la spiegazione dottrinale in narrazione urbana, mantenendo intatta la struttura concettuale del testo dantesco. Il beat cupo e progressivo accompagna l’ascoltatore in una discesa lenta, soffocante, coerente con l’atmosfera del canto originale.
Il linguaggio è contemporaneo, diretto, spesso crudo, ma non semplificato:
- Aristotele diventa reference culturale esplicita
- Virgilio è una guida lucida, quasi un mentore street-philosopher
- L’Inferno è letto come sistema sociale, non solo ultraterreno
Il ritornello martella i concetti chiave (“tre cerchi”, “violenza”, “frode”), mentre le strofe traducono la dottrina medievale in immagini moderne: corruzione, usura, distruzione, tradimento. La trap qui non è provocazione gratuita, ma mezzo didattico e narrativo.
Violenza e Frode – Undicesimo canto (Trap Version)
voce bassa, cupa, beat lento che cresce
Yeah, fratè, è l’inferno, bro
Non è favola, è spiegazione, è struttura (uh)
Brò, tre cerchi giù, sotto la ripa alta
Violenza, frode, incontinenza che scatta
(Di sotto li frodolenti, frà, soffocano)
È l’odio che Dio non smaltisce, non passa
Brò, tre cerchi giù, sotto la ripa alta
Filosofia lo spiega, Aristotele parla
(“Etica Nicomachea”, eh, la mente spacca)
Dante scrive merda vera, mica favole in carta
flow spezzato, tono narrativo
Scendiamo piano, puzza che sfregia i polmoni
Avello scritto: “Anastasio, corrotto, fuori dai buoni”
Virgilio dice: “Fratè, qui serve tempo”
(Se non respiri lento, crolli dentro al cemento)
Tre cerchi di spirti, frà, tutti maledetti
Chi ha fatto violenza, chi frode, chi sporchi difetti
Omo che si uccide, chi brucia, chi ruba, chi finge
Nel giron primo piange sangue chi la vita spinge
con più energia, voce doppia
Brò, tre cerchi giù, sotto la ripa alta
Violenza, frode, incontinenza che scatta
(Chi bestemmia Dio, frà, paga sotto la fiamma)
Chi usa la frode soffoca, nessuna sciallama (scialla, fiamma, dramma)
Brò, tre cerchi giù, sotto la ripa alta
Filosofia lo spiega, Aristotele parla
(Così l’Etica distingue, la mente non sbaglia)
Dante scava il fottuto abisso, nessuna paglia
tono riflessivo, beat rallenta un attimo
Non ti ricordi, fratè, le parole dell’Etica?
Tre disposizion, roba autentica
Incontinenza, malizia, bestialità matta
(Offende meno Dio, e la pena si abbassa)
Poi c’è l’usura, brò, che Dio non perdona
Disprezzi natura, segui carta e moneta sola
Filosofia insegna: natura viene da Dio
Se sputi sul corso, sei sfregiato, sei addio
più serrato, voce alta
Brò, tre cerchi giù, sotto la ripa alta
Violenza, frode, incontinenza che scatta
(Usurieri bruciano, brò, senza scampo)
Il giron li inghiotte, non serve rimpianto
Brò, tre cerchi giù, sotto la ripa alta
Filosofia lo spiega, Aristotele parla
(Dante e Virgilio insegnano, frà, chiaro come lama)
Inferno è scuola vera, fottuta trama
voce sfumata, eco sul beat
Segue l’arte come il discepolo al maestro
Ma se tradisci natura, resti nel sequestro
Pesci sull’orizzonte, il Carro se ne va
(Il tempo stringe, frà, scendi e non pensar più, ah)
Dante e la trap a confronto: stessa struttura, linguaggi diversi
Il dialogo tra il Canto XI originale e il brano trap è sorprendentemente coerente.
Nel testo di Dante:
- la pausa narrativa serve a spiegare il sistema morale dell’Inferno
- la colpa è analizzata, classificata, motivata
- la frode è il peccato più grave perché rompe il vincolo della fiducia
Nel brano trap:
- la pausa diventa atmosfera: il beat rallenta, la voce si abbassa
- la classificazione morale è resa tramite immagini dirette e ripetizioni ritmiche
- la frode è raccontata come tradimento sociale, economico, umano
Entrambi i testi condividono lo stesso obiettivo: rendere comprensibile il male, mostrarne la logica interna, senza giustificarlo. Cambia il codice espressivo, non la profondità del messaggio.
