In un tempo in cui l’Italia sembra smarrire spesso il senso profondo dell’essere Nazione, tornare a cantare le parole di Luigi Mercantini diventa un atto di memoria e di rinascita.
Il suo “Inno di Garibaldi”, scritto nel fervore risorgimentale, non è soltanto una celebrazione dell’Eroe dei due mondi, ma un appello eterno all’unità, al coraggio e alla libertà. Oggi, quelle stesse parole risuonano con nuova forza, ricordandoci che “questa terra è casa e libertà” solo se sappiamo sentirci parte di una storia comune.
L’Italia ha bisogno di ritrovare quel battito collettivo che un tempo faceva marciare insieme contadini, studenti, soldati e poeti. Lo stesso Mercantini, nella celebre “Spigolatrice di Sapri” (di cui ho pubblicato una versione che ho musicato), ci racconta l’eroismo dei semplici, la dignità di chi lotta anche quando la speranza sembra perduta.
In entrambe le opere, il tema centrale è la partecipazione: non basta celebrare i grandi nomi, occorre che ogni cittadino diventi protagonista del proprio tempo.
Questa mia nuova versione dell’Inno a Garibaldi è una samba moderna, una danza che unisce il ritmo del presente alla passione del passato. Il brano accende un’energia contagiosa: percussioni calde, cori coinvolgenti e un groove che invita a ballare, come se la libertà fosse una festa da condividere.
Tra le parole che evocano battaglie e bandiere, si sente un respiro nuovo — quello di un’Italia viva, che corre, che non si ferma più.
È un invito a riscoprire il senso dell’essere italiani: non per nostalgia, ma per costruire insieme un futuro più forte, unito e consapevole.
Testo della canzone (2025 – Luigi Nuscis) | Testo originale (1858 – Luigi Mercantini) |
Inno a Gribaldi:
[Strofa 1] Si alza il vento, si sente l’Italia, torniamo a scrivere questa battaglia! (Oh sì!) Le mani si stringono, il cuore è già forte, noi siamo la luce che spezza la notte! (Sempre avanti!) [Pre-ritornello] Su le bandiere, alziamole su, corre l’Italia, non sì ferma più! (Mai più indietro!) [Ritornello] Vieni a ballare, è il ritmo che chiama, samba d’Italia che incendia la strada! (Fuoco nel cuore!) Senti il battito, forte sarà, questa terra è casa e libertà! (Oh sì, è casa nostra!) [Strofa 2] Le strade risuonano, canta la gente, basta catene, si va finalmente! (Era ora!) La storia l’abbiamo scritta col fuoco, e oggi la scriviamo con un cuore nuovo! (Con il cuore!) [Pre-ritornello] Su le bandiere, alziamole su, corre l’Italia, non sì ferma più! (Sempre uniti!) [Ritornello] Vieni a ballare, è il ritmo che chiama, samba d’Italia che incendia la strada! (Fuoco nel cuore!) Senti il battito, forte sarà, questa terra è casa e libertà! (Oh sì, è casa nostra!) [Ponte] E là sulla roccia, tra mare e tempesta, un uomo combatte con spada e con testa! (VIVA Garibaldi!) Ha acceso la fiamma, ci ha dato coraggio, noi siamo il suo viaggio, seguiamolo ancora! (VIVA Garibaldi!) [Ritornello] Vieni a ballare, è il ritmo che chiama, samba d’Italia che incendia la strada! (Fuoco nel cuore!) Senti il battito, forte sarà, questa terra è casa e libertà! (Oh sì, è casa nostra!) [Chiusura] Senti il battito, forte sarà, questa terra è casa e libertà! (Sempre, per sempre!) (VIVA Garibaldi!) |
Inno a Garibaldi:
Si scopron le tombe, si levano i morti; I martiri nostri son tutti risorti: Le spade nel pugno, gli allori alle chiome, La fiamma ed il nome — d’Italia sul cor. Veniamo! Veniamo! Su, o giovani schiere, Su al vento per tutto le nostre bandiere, Su tutti col ferro, su tutti col fuoco, Su tutti col fuoco — d’Italia nel cor. Va fuora d’Italia, va fuora ch’è l’ora, Va fuora d’Italia, va fuora, o stranier! La terra dei fiori, dei suoni e dei carmi, Ritorni, qual era, la terra dell’armi; Di cento catene ci avvinser la mano, Ma ancor di Legnano — sa i ferri brandir. Bastone Tedesco l’Italia non doma, Non crescon al giogo le stirpi di Roma; Più Italia non vuole stranieri e tiranni: Già troppi son gli anni — che dura il servir. Va fuora d’Italia, va fuora ch’è l’ora, Va fuora d’Italia, va fuora, o stranier! Le case d’Italia son fatte per noi, È là sul Danubio la casa de’ tuoi; Tu i campi ci guasti; tu il pane c’involi; I nostri figliuoli — per noi li vogliam. Son l’Alpi e i due mari d’Italia i confini; Col carro di fuoco rompiam gli Apennini, Distrutto ogni segno di vecchia frontiera, La nostra bandiera — per tutto innalziam. Va fuora d’Italia, va fuora ch’è l’ora, Va fuora d’Italia, va fuora, o stranier! Sien mute le lingue, sien pronte le braccia; Soltanto al nemico volgiamo la faccia, E tosto oltre i monti n’andrà lo straniero Se tutta un pensiero — l’Italia sarà. Non basta il trionfo di barbare spoglie; Si chiudan ai ladri d’Italia le soglie; Le genti d’Italia son tutte una sola, Son tutte una sola — le cento città. Va fuora d’Italia, va fuora ch’è l’ora, Va fuora d’Italia, va fuora, o stranier! strofe inserite nel 1860 Se ancora dell’Alpi tentasser gli spaldi, il grido d’allarmi darà Garibaldi, e s’arma allo squillo che vien da Caprera dei Mille la schiera che l’Etna assaltò. E dietro alla rossa avanguardia dei bravi si muovon d’Italia le tende e le navi: già ratto sull’orma del fido guerriero, l’ardito destriero Vittorio spronò. Va fuora d’Italia, … Per sempre è caduto degli empi l’orgoglio a dir: Viva Italia, va il Re in Campidoglio! La Senna e il Tamigi saluta ed onora l’antica signora che torna a regnar. Contenta del regno, fra l’isole e i monti, soltanto ai tiranni minaccia le fronti: dovunque le genti percuota un tiranno, suoi figli usciranno per terra e per mar! Va fuora d’Italia, … |