Cosa direbbe Cyrano de Bergerac se si trovasse a navigare tra i selfie, i filtri di bellezza e le vite costruite in vetrina sui social? È da questa domanda che nasce questa ballata, “Il Naso e lo Schermo”, un omaggio sincero e una rilettura contemporanea del capolavoro di Francesco Guccini.
La canzone originale è un inno alla diversità, al coraggio di essere scomodi e di parlare con la propria voce. Oggi, quel “naso” ingombrante non è più solo una caratteristica fisica, ma diventa la nostra autenticità non ritoccata, la nostra rabbia trattenuta contro l’illusione. Questa cover è dedicata a tutti quelli che non si arrendono: a chi sceglie di restare diverso in un mondo che spinge all’omologazione, a chi non si “ritocca” né si compiange, ma continua a respirare e a battersi in nome di un amore — e di un’identità — vero.
Il vento sta cambiando, e con esso, le parole di Cyrano.
Il Naso e lo Schermo
[Verso 1 – tono sprezzante, quasi declamato]
Venite avanti, attori di specchi e riflessi,
Maestri del vuoto, campioni di eccessi.
Truccate le vite, scolpite i profili,
Ma siete di carta, leggeri e servili.
[Verso 2 – con sarcasmo e una punta di sfida]
Venite, poeti di frasi rubate,
Eroi di tastiera da pose studiate.
Gridate il pensiero più forte che potete,
Ma è vento che passa, parole segrete.
[Ritornello – con orgoglio e un’energia crescente]
Io con il naso che sporge e si inchina,
Sfido l’abisso di questa vetrina.
Non mi ritocco, non mi compiango,
Resto me stesso, respiro e rimango.
[Verso 3 – più cupo, con un velo di disillusione]
Facciamola finita, signori del nulla,
Che il vostro spettacolo è luce che crolla.
Un filtro, un sorriso, poi il buio vi ingoia,
La pelle è d’argilla, l’anima è noia.
[Pre-Ritornello – con un senso di rassegnazione e rabbia trattenuta]
Ma il cuore si spezza, se resta in catene,
Se batte nel vuoto di mille schermate oscene.
[Ritornello – con un’esplosione di fierezza]
Io con il naso che sporge e si inchina,
Sfido l’abisso di questa vetrina.
Non mi ritocco, non mi compiango,
Resto me stesso, respiro e rimango.
[Ponte – voce più sofferta, quasi sussurrata all’inizio, crescendo d’intensità]
E quando son solo, col naso allo schermo,
Rifletto e mi chiedo: son sogno o son inferno?
Il tempo si piega, si scontra e scompare,
Ma il vento mi sfiora e mi lascia respirare.
[Ultimo Ritornello – come un grido di sfida al mondo]
Io con il naso che sfida e s’innalza,
Non cedo alla polvere, all’ombra che incalza.
Se il mondo si trucca, se il vero si scioglie,
Io resto diverso, io vivo di foglie.
[Outro – più intimo, quasi sussurrato]
Ma il grande amore esiste, lo sento nel vento,
Nel battito sordo di un cuore irredento.
Se il mondo è illusione, che il sogno sia terso:
Io scrivo il mio canto, lo grido all’universo.